sabato 30 marzo 2013

Voci dalla Trincee

"Niente di nuovo sul Fronte Occidentale" non rappresenta soltanto una riuscita autobiografia (per quanto ambientata dal punto di vista di un personaggio di fantasia), capace di fotografare con estrema lucidità la vita di un giovane studente volontario tedesco, ma di origini italiane, negli anni 1914-1918. Se si trascende l'aspetto narrativo, non risulta difficile cogliere tra le righe numerosi riferimenti a tutto ciò che giorno dopo giorno avrebbe sconvolto l'esistenza del protagonista e dei suoi compagni di sventure: le granate a frammentazione, le mitragliatrici dal rateo di fuoco fino a pochi anni prima inimmaginabile, i bombardamenti a lunga gittata, la stessa architettura complessa e razionalmente efficiente delle fortificazioni difensive, e chi più ne ha, più ne metta. Senza considerare che i vari personaggi non sopravvivono abbastanza a lungo per assistere alla comparsa di altre "diavolerie" del calibro dei primi rudimentali carri armati, né possono venire a conoscenza delle battaglie che vengono combattute sopra le loro teste, durante le quali ronzano le eliche di biplani dall'aerodinamica ancora decisamente primitiva, ma non per questo meno significativi dal punto di vista del fervore tecnologico che caratterizzava i primi anni del XX secolo. Si dovrebbero inoltre aggiungere tutte quelle armi impiegate su scenari diversi da quelli calcati dagli uomini del libro, come i gas di Ypres del 1915, che contribuiscono a fare della Prima Guerra Mondiale una vera e propria fucina di invenzioni, per quanto a fini di massacro. E' infatti opinione comune degli storici quella secondo cui la Guerra costituisce uno dei principali motori dell'innovazione tecnica. Lo spirito del romanzo riesce in ogni caso a cogliere una profonda rivoluzione nell'ambito della strategia militare: se in passato compito del generale di successo era quello di saper tirare fuori il meglio dalle proprie truppe, destreggiandosi su qualsiasi terreno, con l'imporsi della guerra moderna, fatta di sotterfugi, massacri indiscriminati e soldati ridotti a mere cifre, buona parte del risultato di uno scontro dipende dalla velocità con la quale si schiera l'ultimo prototipo di mortaio appena sfornato dall'industria nazionale. Una novità che verrà ampiamente discussa in questo blog, insieme ovviamente all'analisi il più possibile dettagliata di tutte le soluzioni belliche sopra accennate; nell'attesa, ecco il link all'edizione integrale, in lingua inglese, dell'opera di riferimento. Buona lettura!

http://www.deltasd.bc.ca/bu/Staff/assets/AQOTWF.pdf

Luca Distasi

La Prima Guerra Mondiale dalla A alla Z

A come AVIAZIONE: sulla scia del successo dei fratelli Wright, i cieli della Grande Guerra fanno per la prima volta nella Storia da sfondo ad epici duelli aerei, in cui si fronteggeranno piloti del calibro di Manfred Von Richthofen, meglio noto come "Barone Rosso".


B come BANCAROTTA: contrariamente all'opinione comune, la fine del conflitto è determinata molto più dal dissesto finanziario degli Imperi Centrali che da un'effettiva sconfitta sul campo di battaglia.



C come CARRO ARMATO: la vera rivoluzione bellica del XX secolo; per quanto ancora goffi, costosi e poco determinanti dal punto di vista offensivo, i mezzi corazzati finiranno a breve per costituire l'ossatura di qualsiasi esercito, diventando in seguito la marcia in più a disposizione della Wermacht nazista nell'esecuzione della Blitzkrieg, la Guerra Lampo.

D come DISPERAZIONE: è questo il sentimento più diffuso tra le truppe una volta esaurito l'ardore patriottico iniziale; sottoposti quotidianamente a strategie improvvisate da ufficiali inadeguati, bombardamenti a tappeto dell'artiglieria nemica e condizioni igieniche al limite dell'immaginazione, molti soldati presenteranno chiari sintomi di malattie mentali.


E come EQUITAZIONE: come ben descritto nel film "War Horse", l'introduzione delle nuove tecnologie, quali mitragliatrici automatiche e fucili di precisione, segna il definitivo declino dell'impiego del cavallo sul campo di battaglia, sancendo la fine di un sodalizio tra uomo ed animale che durava da almeno tre millenni.


F come FUTURISMO: il movimento prettamente italiano che elegge la macchina a simbolo delle potenzialità umane, scorge nella Guerra, a volte ritenuta addirittura un'iniziativa "purificatrice", la manifestazione più completa del Progresso e si presenta fin da subito come il principale portavoce della corrente interventista, perlomeno in campo artistico.


G come GAS: la cosiddetta "Guerra Chimica" non costituisce certo una novità nel panorama bellico, ne è un esempio il fuoco greco, una mistura incendiaria capace di debellare intere flotte in poche ore. Tuttavia, l'introduzione di composti volatili altamente velenosi, primo su tutti il Cloro, suscita uno sdegno generalizzato tale da indurre la comunità internazionale a vietarne l'uso subito dopo la conclusione del conflitto.


H come HITLER: nato nei sobborghi di Branau, in Austria, classe 1889, Adolf Hitler sfoga la frustrazione per i suoi insuccessi (era stato scartato dall'Accademia delle Belle Arti di Vienna) arruolandosi nell'esercito del Kaiser, in cui si guadagnerà per ben due volte la Croce di Ferro; nel fango delle trincee inizierà a maturare un profondo sentimento antisemita e bellicista che sfocerà nel giro di poco più di un decennio nella follia del Partito Nazista. che non a caso farà presa sul malcontento generalizzato dello sconfitto popolo tedesco.


I come IMPERI CENTRALI: tra le innumerevoli cause dello scoppio della guerra, non si può non annoverare la volontà di potenza della neonata Germania, ansiosa di assumere il ruolo di guida europea a scapito di Francia e soprattutto Regno Unito, nazione contro cui aveva già da decenni intrapreso una decisa lotta a livello industriale. Il decadente Impero Austroungarico verrà invece trascinato nel fango delle trincee senza un'adeguata mobilitazione, determinando il suo stesso crollo.


L come LUSITANIA: il nome del transatlantico britannico affondato nel corso del secondo anno di guerra ad opera degli U-Boot, i sottomarini tedeschi che infestavano l'Oceano Atlantico; a bordo non mancavano  passeggeri di origine americana, e la Casa Bianca di Wilson (notoriamente di impostazione pacifista) sfrutterà l'attentato come pretesto per intervenire nel conflitto a fianco dell'Intesa.


M come MINIERE: i bacini della Ruhr e della Saar, presso cui si estraevano i principali minerali alla base della produzione bellica (e non solo), sono teatro dopo il 1918 di una violenta spartizione a scapito della sconfitta Germania.


N come NATALE 1914: "A Natale a casa", ripeteva frequentemente il Kaiser da Berlino per incoraggiare i propri sudditi su quella che avrebbe dovuto trattarsi di una brevissima permanenza al fronte. In realtà, i coscritti tedeschi, esattamente come i loro avversari al di là del filo spinato, sarebbero stati costretti a trascorrere altri tre inverni tra bombe e assalti alla baionetta; ma questo non ha impedito ai soldati di celebrare quella che è passata alla Storia come Tregua di Natale, in cui i soldati di entrambi gli schieramenti si risolsero a mettere da parte momentaneamente ogni rancore per festeggiare insieme il 25 di Dicembre, organizzando incredibilmente perfino una partita di calcio.


O come OSPEDALE MILITARE: il bilancio in termine di perdite umane della Grande Guerra segna ben dieci milioni di caduti, all'incirca equamente suddivisi tra i due schieramenti, più del doppio per quanto riguarda i feriti, a cui vanno ad aggiungersi i dispersi e i civili coinvolti nel massacro. Ne consegue che al fronte il pronto soccorso lavorasse a pieno regime: negli improvvisati ospedali da campo giungevano quotidianamente centinaia, se non migliaia, di feriti più o meno gravi, che subivano un sommario smistamento ad opera degli addetti al triage e spesso venivano operati d'urgenza all'interno di ambienti tutto fuorché asettici; in mancanza di antibiotici (ricordiamo che Fleming sintetizzò la penicillina soltanto nel 1928) le infezioni erano all'ordine del giorno e non è un caso se al termine del conflitto si diffuse l'Influenza cosiddetta "Spagnola", che finì per mietere ancora più vittime della guerra stessa.


P come PIAVE: entrata in guerra con un anno di ritardo e per di più rinnegando gli accordi precedentemente stipulati con gli Imperi Centrali, l'Italia sabauda apre un fronte nel Nord-Est del Paese, ansiosa di annettere Trento e Trieste a scapito dell'Impero-Austroungarico; nell'autunno del 1917 è però quest'ultimo ad imporsi con un'offensiva che sospinge gli Italiani prima al di là del Tagliamento e infine oltre il Piave, che diventa il punto di partenza per la riscossa del 1918.


Q come QUATTORDICI PUNTI DI WILSON: la conferenza di Versailles che sancisce la definitiva chiusura delle ostilità vede Francia ed Inghilterra imporre devastanti condizioni di resa agli Imperi Centrali e in particolare alla Germania, cui si nega l'accesso a tutte le colonie, la possibilità di riorganizzare un esercito (divieto che verrà in seguito eluso da Hitler) e di sfruttare i giacimenti minerari di frontiera; il presidente statunitense Woodrow Wilson ne approfitta invece per presentare un fondamentale documento alla base delle teorie moderne sulla sovranità territoriale e sull'autodeterminazione dei popoli. In quattordici voci, vengono affrontati argomenti come la diplomazia manifesta, l'abbattimento delle dogane e la questione mediorientale, nonché auspicata la creazione di un'organizzazione sovranazionale, embrione di quello che diventerà poi l'ONU, ovvero la "Società delle Nazioni", con compito di supervisione sui rapporti tra singoli stati.


R come (FUCILE A) RIPETIZIONE: il Mannlicher in forza alle truppe Austriache, il Mosin Nagant dei soldati dello Zar, il Lee usato dai militari britannici e il Mauser americano, sono solo alcuni degli esempi di fucili che seminavano il panico nelle trincee a causa della loro notevole potenza di fuoco, almeno per l'epoca; tutto merito dell'invenzione della "polvere senza fumo", avvenuta in Francia qualche decennio prima dell'inizio delle ostilità, che rendeva tali armi più economiche e maneggevoli, favorendone di conseguenza la distribuzione anche tra i gradi più bassi dell'esercito.


S come SIDERURGIA: il mantenimento della posizione, in una guerra di trincea, si realizza principalmente attraverso l'impiego smodato di mortai, mitragliatrici e di tutta una serie di armi in acciaio e ferro, che richiedono manutenzione continua e anche una rapida sostituzione in caso di guasto o cattura da parte del nemico. Ad occuparsi degli approvvigionamenti provvede quasi esclusivamente l'industria siderurgica nazionale, in quanto gli scambi commerciali con l'estero subiscono un drastico calo a causa del conflitto, se non addirittura una chiusura totale come avviene tra Italia e Germania, economicamente alleate ma avversarie sul campo di battaglia; vengono quindi a formarsi lobby di industriali che sostengono a gran voce le istanze degli Interventisti per puro tornaconto.


T come TRINCEA: già impiegate sugli scenari della Guerra Civile Americana (1861-1865), le trincee scavate nel terreno assumono una valenza strategica assolutamente determinate, in quanto da una parte consentono agli occupanti di sparare da una posizione sicura, dall'altra impediscono al nemico di giungere a contatto con le proprie linee. L'unico problema è che il vantaggio vale anche a parti inverse: la guerra di posizione (o di logoramento, che rende ancora meglio l'idea) diventa ineluttabile.


U come U-BOOT: contrazione del vocabolo "Unterseeboot", ad indicare i mezzi sommergibili in forze alla marina prussiana; pur se estremamente scomodi dal punto di vista dell'equipaggio, costretto ad operare in un ambiente umido ed angusto (il riciclo dell'aria è spesso malfunzionante), questi sottomarini si rendono responsabili dell'affondamento di numerose navi cargo che riforniscono l'Inghilterra di combustibile e munizioni
.

V come VOLONTARI: il reclutamento coatto non è l'unica soluzione nelle mani dei governi interventisti al fine di mobilitare i milioni di uomini necessari per sostenere una guerra di posizione; perlomeno durante le battute iniziali del conflitto, centinaia di migliaia di giovani, imbevuti di nazionalismo sfrenato, imbracciano il fucile di propria spontanea volontà, convinti che il loro sacrificio porterà lustro alla Patria. Si ricrederanno non appena messi a confronto con l'orrore e le carneficina del fronte.


Z come ZAR: ultimo discendente di una famiglia che nel giro di tre secoli aveva trasformato la steppa in un Impero esteso dal Mar Baltico fino allo stretto di Bering, durante la Grande Guerra Nicola II Romanov si ritrova costretto a gestire non soltanto tutta una serie di sconfitte militari al fronte, ma anche un focolaio di rivolte interne che culminerà, tra il febbraio e l'ottobre del 1917, in una Rivoluzione a tutti gli effetti, in un primo momento di stampo democratico-borghese e successivamente riscritta in chiave socialista da Lenin e il partito bolscevico. La sua deposizione segnerà contemporaneamente il ritiro della Russia dal panorama bellico e l'alba dell'Unione Sovietica, che sopravviverà fino al 1991.


Luca Distasi

domenica 24 marzo 2013

Uomo e Tecnologia tra Bene e Male


"I think that technologies are morally neutral until we apply them. It's only when we use them for good or evil that they become good or evil"

- William Gibson -

Il sogno di ogni antropologo che si rispetti resta quello di individuare quello che spesso passa sotto il nome suggestivo, ma estremamente vago, di "anello mancante", in altre parole un esemplare di mammifero superiore che, pur presentando ancora evidenti sembianze animalesche, possa a tutti gli effetti costituire il trampolino di lancio verso l'evoluzione umana (infatti "Antropos", in Greco antico, indica l'uomo in quanto essere dotato di ingegno e razionalità) che culmina, almeno per il momento, nell'Homo Sapiens Sapiens, senza la cui comparsa questo discorso non potrebbe nemmeno aver luogo.



Se la Paleontologia moderna contribuisce a fornire quasi quotidianamente reperti utili ad una sempre più precisa datazione del definitivo passaggio dai cosiddetti Ominidi, di cui la celebre Lucy rappresenta l'esemplare modello, al genere "Homo", nell'immaginario collettivo nulla cattura con maggiore epicità tale momento se non la scena di apertura del film "2001, Odissea nello Spazio" di Stanley Kubrick. Protagonista indiscusso dei primi minuti è una scimmia antropomorfa, che si ritrova confrontata ad un imponente monolite nero, capace di esercitare un misterioso influsso sulla mente dell'animale, un influsso talmente profondo da indurre lo stesso a compiere un'azione assolutamente inedita: dopo alcuni interminabili secondi di attesa, la scimmia si decide ad afferrare, forte del suo pollice opponibile, un osso appartenente ad una carcassa abbandonata nel bel mezzo dell'ambiente desertico che fa da sfondo all'inquadratura. Brandendo l'oggetto alla stregua di una primitiva clava, essa si esibisce in una frenetica danza durante la quale finisce per percuotere a ripetizione lo scheletro inerte, mentre la storica colonna sonora sottolinea l'atmosfera a tratti "mitologica" con l'aiuto di alcune sequenze a rallentatore. Al di là dell'impatto emotivo della scena, il significato allegorico di tale visione non può che essere evidente: è comparso sulla Terra il primo essere senziente, dove la nozione di "intelletto" si collega naturalmente alla capacità di maneggiare utensili al fine di estendere le proprie doti fisiche. Nel giro di qualche milione di anni, quel rudimentale, nonché improvvisato, bastone di osso si vedrà trasformato nel martello da lavoro che perfino il più imbranato dei mariti saprà utilizzare per appendere un quadro alla parete della cucina, malgrado forse qualche dito schiacciato. 



Tuttavia, la violenza gratuitamente espressa dalla scimmia tradisce uno dei retroscena nascosti dietro la nascita della Tecnologia: chi può impedire all'uomo primitivo di sfruttare le ossa degli animali uccisi, possibilmente lavorate in maniera grezza per renderle più appuntite e conseguentemente letali, per cacciare altra selvaggina, in un primo momento, e poi difendere la preziosa carne dai vicini invidiosi, anche a costo di rivolgere l'utensile medesimo contro i propri simili, in una escalation di vendetta e morte che condurrà inesorabilmente alla prima guerra dell'umanità? Il concetto di ARMA è antico tanto quanto quello di STRUMENTO, anzi, i due termini appaiono direttamente inscindibili: ogni nuovo passo avanti della tecnica umana è suscettibile di essere impiegato sia per dare la vita, sia per reclamarla indietro, e le due azioni possono addirittura coesistere (si pensi ad esempio alla scoperta della fissione nucleare, che diede l'impulso per la costruzione di reattori ad alto rendimento energetico proprio mentre venivano ancora condotti test su bombe atomiche sempre più distruttive ai quattro angoli del pianeta). Non è un caso che termini storiografici quali "Età del Bronzo" o "Età del Ferro" vadano a contraddistinguere non soltanto il metallo che meglio si prestava a sostenere le attività dell'uomo di tutti i giorni, come costruirsi un casa oppure fare legna, ma anche e soprattutto il materiale mediante cui si forgiavano le lance e le spade dei vincitori, destinati a sottomettere tutti quei popoli che invece rimanevano legati alla tradizione del meno resistente rame, o peggio ancora fermi all'Età della Pietra.







Insomma, il passo delle asce in ossidiana alle mitragliatrici Gatling della Prima Guerra Mondiale (in quanto emblema di tutte le armi moderne che verranno prossimamente analizzate in questo blog), pur se separate da millenni interi di scoperte tecnologiche, rimane concettualmente molto breve: si tratta del sintomo di una volontà propria dell'animo umano di sfruttare a proprio favore ogni singolo frutto dell'ingegno, vuoi per primeggiare in campo economico-sociale, vuoi per avere la meglio sul campo di battaglia. E' un po' come se il progresso del genere umano fosse costretto a svilupparsi sulla sottile lama di un rasoio affilatissimo, in perenne bilico tra il Bene e il Male; inutile dire a chi spetti di volta in volta la scelta di come gestire questo precario equilibrio, basti sapere che si tratterà in ogni caso di un discendente della scimmia di Kubrick...

Luca Distasi

(Riflessione ispirata dalla prima lezione del Corso di Storia della Tecnologia 2013)

sabato 23 marzo 2013

Introduzione

Lo scopo del presente blog, istituito in riferimento al corso di Storia della Tecnologia 2013 del Politecnico di Torino, consiste nell'analizzare le innovazioni tecnologiche introdotte sullo scenario bellico del XX Secolo, con particolare riguardo alla Prima Guerra Mondiale, in qualità di significativo esempio di conflitto combattuto con tattiche e armamenti moderni. La trattazione si svilupperà tanto su opportuni riferimenti estratti dall'opera autobiografica "Niente di nuovo sul Fronte Occidentale" di Erich Paul Remarque, quanto sugli approfondimenti svolti a lezione, lasciando eventualmente spazio anche a spunti derivanti da opere storiografiche ed inerenti all'impatto della Tecnica avanzata sul campo di battaglia.

Luca Distasi