mercoledì 24 aprile 2013

Sun Tsu-L'Arte della Guerra

Circa duemilatrecento anni fa, nella regione che corrisponde all'odierna Cina settentrionale, un gruppo di generali mise per la prima volta in forma scritta la sua saggezza collettiva. Tale testo avrebbe modellato il pensiero strategico di tutta l'Asia Orientale secondo una prospettiva radicalmente nuova, in grado di portare alla vittoria senza combattere. Noto in Occidente come "L'Arte della Guerra", tale testo in Cina è tuttora chiamato Sun Tzu, dal nome del patriarca di quella stirpe di militari: un maestro di strategia che, a detta della leggenda, divenne celebre per le brillanti campagne condotte all'epoca di Confucio, nel VI secolo a.C.




L'opera di strategia militare di Sun Tzu venne trasmessa ai suoi successori, grazie dapprima alla tradizione orale e poi alla solerte trascrizione su strisce di bambù. Gradualmente tale saggezza divenne nota anche ai non militari e cominciò a diffondersi in tutta l'antica Cina. Era apprezzata dai primi imperatori, perché il catalogo della biblioteca imperiale del I secolo avanti Cristo ne elenca una copia. La reputazione del testo si diffuse dalla Cina a tutta l'Asia Orientale a la figura di Sun Tzu venne a rappresentare il modello supremo del pensiero strategico. Ne vennero influenzati più o meno direttamente generali del calibro di Douglas MacArthur, politici e persino monarchi o dittatori, da Napoleone a Hitler passando per Mao Tse Tong, che ovviamente lo sfruttò anche a livello di propaganda in modo da esaltare la superiorità culturale cinese.




All'interno dei suoi tredici capitoli domina uno spirito al limite tra filosofico e mistico, impregnato di saggezza tradizionale che suona leggermente ostica alle orecchie di un Occidentale; la struttura si presenta ricca di ripetizioni e frasi a stampo poetico, talvolta inframmezzate da sequenze onomatopeiche o cori, probabilmente studiata ad arte per favorirne la memorizzazione e la trasmissione in mancanza di un supporto cartaceo. Eppure, tra le righe emergono a volte riferimenti ad armi e materiali in uso nella Cina del I millennio prima di Cristo, per quanto lasciati a margine della trattazione vera e propria, poiché "Il più grande condottiero è colui che vince senza combattere". Ecco dunque una serie di brevi citazioni in cui è possibile individuare il germe del fervore tecnologico-militare che avrebbe portato, nel corso dei secoli, gli artigiani cinesi a sviluppare armi come la balestra e il cannone, in seguito importati in Europa e diventati imprescindibili sul campo di battaglia.



"In breve, questo è il metodo per organizzare le operazioni militari: un migliaio di carri da guerra veloci, un migliaio di carri coperti di cuoio, centomila fanti armati e la possibilità di trasportare le provviste per più di mille li (unità metrica cinese per le distanze, corrispondente a circa 500 metri). Per le spese in patria e sul campo di battaglia, per gli stipendi dei consiglieri stranieri, per i costi dei materiali come la colla e la lacca, dei carri e delle armature, lo Stato dovrà provvedere mille monete d'oro al giorno. Se si dispone di tanto, si potranno allora mobilitare centomila soldati"





"E per quanto riguarda le risorse della famiglia regnante, per sostituire carri rotti, cavalli sfiniti, armature, elmi, frecce, balestre, alabarde, scudi, lance e scudi trasportabili, i sette decimi delle ricchezze delle famiglie nobili sono già svaniti"




"Il metodo per attaccare le città fortificate, preparando torri d'assedio e carri protetti dagli scudi, ci vogliono almeno tre mesi. Anche erigere terrapieni richiede tre mesi"




"Quando combatti di giorno, usa tamburi e campane in gran quantità, sono i mezzi per unificare le orecchie e gli occhi delle truppe."




"E così, colui che usa il fuoco per facilitare un attacco sarà vincitore. Colui che usa l'acqua per facilitare un attacco sarà forte. L'acqua può essere usata per isolare, ma non per distruggere."


  



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