domenica 24 marzo 2013

Uomo e Tecnologia tra Bene e Male


"I think that technologies are morally neutral until we apply them. It's only when we use them for good or evil that they become good or evil"

- William Gibson -

Il sogno di ogni antropologo che si rispetti resta quello di individuare quello che spesso passa sotto il nome suggestivo, ma estremamente vago, di "anello mancante", in altre parole un esemplare di mammifero superiore che, pur presentando ancora evidenti sembianze animalesche, possa a tutti gli effetti costituire il trampolino di lancio verso l'evoluzione umana (infatti "Antropos", in Greco antico, indica l'uomo in quanto essere dotato di ingegno e razionalità) che culmina, almeno per il momento, nell'Homo Sapiens Sapiens, senza la cui comparsa questo discorso non potrebbe nemmeno aver luogo.



Se la Paleontologia moderna contribuisce a fornire quasi quotidianamente reperti utili ad una sempre più precisa datazione del definitivo passaggio dai cosiddetti Ominidi, di cui la celebre Lucy rappresenta l'esemplare modello, al genere "Homo", nell'immaginario collettivo nulla cattura con maggiore epicità tale momento se non la scena di apertura del film "2001, Odissea nello Spazio" di Stanley Kubrick. Protagonista indiscusso dei primi minuti è una scimmia antropomorfa, che si ritrova confrontata ad un imponente monolite nero, capace di esercitare un misterioso influsso sulla mente dell'animale, un influsso talmente profondo da indurre lo stesso a compiere un'azione assolutamente inedita: dopo alcuni interminabili secondi di attesa, la scimmia si decide ad afferrare, forte del suo pollice opponibile, un osso appartenente ad una carcassa abbandonata nel bel mezzo dell'ambiente desertico che fa da sfondo all'inquadratura. Brandendo l'oggetto alla stregua di una primitiva clava, essa si esibisce in una frenetica danza durante la quale finisce per percuotere a ripetizione lo scheletro inerte, mentre la storica colonna sonora sottolinea l'atmosfera a tratti "mitologica" con l'aiuto di alcune sequenze a rallentatore. Al di là dell'impatto emotivo della scena, il significato allegorico di tale visione non può che essere evidente: è comparso sulla Terra il primo essere senziente, dove la nozione di "intelletto" si collega naturalmente alla capacità di maneggiare utensili al fine di estendere le proprie doti fisiche. Nel giro di qualche milione di anni, quel rudimentale, nonché improvvisato, bastone di osso si vedrà trasformato nel martello da lavoro che perfino il più imbranato dei mariti saprà utilizzare per appendere un quadro alla parete della cucina, malgrado forse qualche dito schiacciato. 



Tuttavia, la violenza gratuitamente espressa dalla scimmia tradisce uno dei retroscena nascosti dietro la nascita della Tecnologia: chi può impedire all'uomo primitivo di sfruttare le ossa degli animali uccisi, possibilmente lavorate in maniera grezza per renderle più appuntite e conseguentemente letali, per cacciare altra selvaggina, in un primo momento, e poi difendere la preziosa carne dai vicini invidiosi, anche a costo di rivolgere l'utensile medesimo contro i propri simili, in una escalation di vendetta e morte che condurrà inesorabilmente alla prima guerra dell'umanità? Il concetto di ARMA è antico tanto quanto quello di STRUMENTO, anzi, i due termini appaiono direttamente inscindibili: ogni nuovo passo avanti della tecnica umana è suscettibile di essere impiegato sia per dare la vita, sia per reclamarla indietro, e le due azioni possono addirittura coesistere (si pensi ad esempio alla scoperta della fissione nucleare, che diede l'impulso per la costruzione di reattori ad alto rendimento energetico proprio mentre venivano ancora condotti test su bombe atomiche sempre più distruttive ai quattro angoli del pianeta). Non è un caso che termini storiografici quali "Età del Bronzo" o "Età del Ferro" vadano a contraddistinguere non soltanto il metallo che meglio si prestava a sostenere le attività dell'uomo di tutti i giorni, come costruirsi un casa oppure fare legna, ma anche e soprattutto il materiale mediante cui si forgiavano le lance e le spade dei vincitori, destinati a sottomettere tutti quei popoli che invece rimanevano legati alla tradizione del meno resistente rame, o peggio ancora fermi all'Età della Pietra.







Insomma, il passo delle asce in ossidiana alle mitragliatrici Gatling della Prima Guerra Mondiale (in quanto emblema di tutte le armi moderne che verranno prossimamente analizzate in questo blog), pur se separate da millenni interi di scoperte tecnologiche, rimane concettualmente molto breve: si tratta del sintomo di una volontà propria dell'animo umano di sfruttare a proprio favore ogni singolo frutto dell'ingegno, vuoi per primeggiare in campo economico-sociale, vuoi per avere la meglio sul campo di battaglia. E' un po' come se il progresso del genere umano fosse costretto a svilupparsi sulla sottile lama di un rasoio affilatissimo, in perenne bilico tra il Bene e il Male; inutile dire a chi spetti di volta in volta la scelta di come gestire questo precario equilibrio, basti sapere che si tratterà in ogni caso di un discendente della scimmia di Kubrick...

Luca Distasi

(Riflessione ispirata dalla prima lezione del Corso di Storia della Tecnologia 2013)

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