martedì 11 giugno 2013

Tutti a terra!!!- La granata

Dopo l'invenzione della polvere nera e la sua applicazione alle armi, attorno al XV secolo, ogni esercito cercò di dotare i propri soldati di ordigni esplosivi che potessero essere agevolmente gettati a mano contro il nemico; i primi esemplari, rudimentali, erano in terracotta, legno ed ottone, caricati con polvere pirica e pallette di piombo, di ferro o pezzi di vetro. La tipica "granata", nome in uso fino al XIX secolo, poi soppiantata in Italia dal termine "bomba a mano", si diffuse a partire dalla fine del Cinquecento: era una sfera di ghisa pesante quasi due chili, caricata con circa 200 grammi di polvere nera e provvista di una miccia. Ordigni di questo tipo furono impiegati con alterne fortune, legate al mutare delle tattiche di guerra, fino all'Ottocento, quando riapparvero in discreto numero durante la Guerra di Secessione Americana.




All'inizio del Primo Conflitto Mondiale, anche in fatto di granate e ordigni esplosivi da lancio, la Germania si rivelò più avanzata delle altre potenze internazionali – nel 1914 poteva già disporre di circa 70.000 pezzi, affiancati da 106.000 appositamente realizzati per essere innestati e lanciati con il fucile.
Contrariamente a quanto si pensa ai giorni nostri, l’arma impiegata maggiormente per gli assalti alle trincee era proprio la granata o la bomba a mano, e non la baionetta o il fucile. Questi ultimi servivano quasi esclusivamente a proteggere i granatieri, almeno nelle prime fasi dell’attacco.
In seguito all'introduzione dei suddetti ordigni da lancio, vennero subito costituite pattuglie di “granatieri” e gruppi di truppe addestrate proprio al lancio di ordigni esplosivi, che costituirono un’importante e insostituibile parte dell’esercito di ciascuna nazione partecipante al conflitto.
Gli inglesi, ad esempio, impiegavano solitamente squadre di nove soldati ognuna: un ufficiale comandante, due lanciatori, due porta-granate, due fanti con baionetta innestata per difendere i precedenti e due riserve per sostituire eventuali caduti. Subito dopo un attacco, i granatieri erano soliti “ripulire” gli angusti e tortuosi labirinti di una trincea, con una notevole quantità di ordigni esplosivi da lancio: ciò si rivelava particolarmente utile per snidare e convincere alla resa eventuali superstiti che avevano trovato rifugio nelle “ridotte” o nelle piccole caverne e ricoveri collegati ai camminamenti.
All'inizio del Primo Conflitto Mondiale la Gran Bretagna, così come la maggior parte delle nazioni belligeranti, non confidava particolarmente nell'utilizzo delle bombe a mano: presto si dovette ricredere anche per quanto riguardava l’impiego delle nuove mitragliatrici.
Dopo circa un anno di guerra, la produzione di granate inglesi toccò le 250.000 unità confezionate settimanalmente! Fino ad allora i “Tommies” inglesi cercano di far fronte alla limitata produzione improvvisando granate artigianali, realizzate impiegando le lattine di marmellata di prugne e della terribile carne “Maconochie” che faceva parte delle razioni di cibo standard. Tale espediente continuò tuttavia fino al termine del 1916, su tutti i fronti internazionali ove le truppe inglesi si trovarono a combattere: evidentemente la produzione industriale di granate avrebbe dovuto continuare a crescere in modo esponenziale.


Qualsiasi granata, sia da lancio a mano o con il fucile, poteva esplodere in due modi differenti: in seguito all'impatto (percussione) o con una miccia temporizzata. I soldati preferivano quest’ultimo tipo, soprattutto per evitare il terribile rischio di detonazione involontaria in seguito a qualsiasi tipo di impatto.
Dopo i primi tentativi con una rudimentale miccia (da accendere proprio come quella di un normale candelotto di dinamite), si preferì dotare le granate di una spoletta. Altri due tipi di granate potevano essere innescati staccandone l’impugnatura o sfregandole contro una superficie ruvida, proprio come un accendino (la “Cricket Ball” inglese).
Lo sviluppo industriale In concomitanza con la produzione industriale di ordigni da lancio si mosse inarrestabilmente la sperimentazione bellica, vissuta perlopiù sul campo che in laboratorio. Per esempio, mentre le granate da lancio con il fucile vennero quasi subito abbandonate dall'esercito tedesco, i francesi e i britannici riuscirono a svilupparne una versione finalmente affidabile e capace di una gittata di ben 400 metri. Le “Cup Grenades” furono, verso la fine della guerra, riscoperte dalla Germania Guglielmina che riuscì evidentemente a copiare l’alto livello tecnologico delle produzioni avversarie.
Nel 1915, dopo varie sperimentazioni, la B.E.F. fu dotata di un gran numero di granate “Mills”, che divennero ben presto parte integrante dell’armamento di ogni soldato inglese. Create da William Mills, questo tipo di bomba a mano divenne subito popolarissima, grazie alla sua affidabilità e potenza d’offesa. Si trattava infatti del primo tipo di granata a frammentazione, che al momento dell’esplosione era strutturata per sbriciolarsi in una miriade di scheggie-proiettile, proprio come un mini-shrapnel. Al momento del lancio, il soldato rilasciava bomba e levetta di sicurezza (dopo aver rimosso la sicura) e quest’ultima attivava il detonatore tarato per 4 secondi.
Ben presto la Mills Bomb venne dotata anche di un rivestimento impermeabile, per garantirne efficacia e conservazione in qualsiasi situazione atmosferica.
A causa della sua forma sferica e pertanto poco pratica per le attillate uniformi inglesi, si rese necessario trasportarla addirittura con secchi e contenitori improvvisati, al seguito delle truppe attaccanti. Da qui probabilmente l’origine dell’espressione inglese “To mop up” (letteralmente:”lavare il pavimento”), impiegata per descrivere il compito delle ultime ondate di fanti all'attacco, incaricati proprio di “ripulire” le trincee conquistate a colpi di granata. Contenitori improvvisati e fucili venivano probabilmente e metaforicamente associati a secchi e spazzoloni! L’inconveniente relativo al trasporto degli ordigni fu brillantemente evitato dai soldati australiani e neozelandesi che, grazie alle divise più comode e dotate di tasche particolarmente capienti, riuscivano ad andare all'attacco con almeno una decina di granate senza bisogno di ingombranti contenitori.
Per gli amanti delle statistiche, risulta ufficialmente che gli inglesi lanciarono qualcosa come 70 milioni di granate Mills e 35 milioni di ordigni da lancio di altro tipo, durante il corso della Grande Guerra.



Le più famose bombe a mano tedesche risultarono: le Stielhandgranate (le tradizionali granate con l’impugnatura a bastoncino), le Diskushandgranate (granate a forma piatta), le Eierhandgranate (senza impugnatura) e le Kugelhandgranate (a forma sferica - spesso soprannominate “ananas” dagli inglesi, nella loro versione ovoidale). Anche i soldati tedeschi si liberarono molto presto dei pericolosi modelli con deflagrazione ad impatto e furono spesso dotati di bombe a mano con detonatore tarato su soli due secondi: ciò non dava scampo all'avversario, nel momento in cui vedeva pioversi addosso una granata tedesca.
La più popolare granata tedesca rimase sempre quella dotata di bastoncino da lancio e tarata su 5.5 o 7 secondi. Queste bombe a mano venivano spesso portate al collo, all'interno di speciali contenitori di juta. I tedeschi si munirono infine anche di granate caricate con gas e liquidi velenosi, rilasciati al momento della deflagrazione.


Una curiosità: sulle alture di Pozieres, sul Fronte Occidentale, nella notte del 26-27 luglio 1916 si combatté la più terribile battaglia a colpi di granate della Grande Guerra. Senza un attimo di sosta, australiani e inglesi lanciarono qualcosa come 30.000 bombe a mano fino all'alba.
Nella Seconda Guerra Mondiale queste bombe ebbero ancora più ampio uso, affiancate da modelli più moderni o di nuovo impiego, come quelle anticarro e fumogene. Fabbricate con nuovi materiali, le bombe a mano di oggi sono più leggere (alcuni modelli pesano poco più di mezzo chilo) e di dimensioni ridotte, tanto da stare nel palmo di una mano, ma soprattutto sono più sicure. Fanno ancora parte integrante delle dotazioni del singolo militare, o, come nel caso di quelle lacrimogene o stordenti (flashbang), delle forze di polizia.


 

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