martedì 7 maggio 2013

La Guerra a Fumetti

MISTER NO






Con grande spirito patriottico, iniziamo da una serie tutta Made in Italy: come ogni buon lettore di fumetti sa bene, la Bonelli Editore rappresenta un'autorità nel panorama vignettistico nostrano, avendo sfornato personaggi del calibro di Tex Willer e Zagor. Nel giugno del 1975 fa tuttavia la comparsa un protagonista decisamente atipico, tanto da meritarsi il soprannome di "Mister No". Per quanto le sue tumultuose vicende si svolgano principalmente ai margini della Foresta Amazzonica, dove si gode una caipirinha tra un volo e l'altro agli ordini di facoltosi turisti americani ed europei, il suo passato nasconde molto di più: durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, Mister No, alias Jerry Drake, presta servizio come pilota di caccia sui cieli di un'Europa ancora in mano all'Asse, ma su cui aleggia l'ombra dell'avanzata alleata; qui a sinistra si può invece ammirare una copertina che vede il giovane Yankee ribelle intento a gettarsi all'assalto sotto il fuoco delle mitragliatrici giapponesi durante la riconquista delle Filippine, perse appena dopo Pearl Harbour.





CAPTAIN AMERICA
























Insieme allo Zio Sam, che a partire dalla Guerra Civile campeggia sui manifesti di reclutamento ai quattro angoli degli Stati Uniti, il supereroe Capitan America rappresenta il Paese da cui prende il nome quasi come possono farlo personalità realmente esistite, Lincoln, Washington, Montgomery e via discorrendo. Frutto di un esperimento medico avveniristico, che nelle intenzioni originarie avrebbe dovuto dare origine ad un intero esercito di super soldati, Capitan America si ritrova invece da solo ad affrontare orde di soldati della Wehrmacht, forte delle sue straordinarie doti fisiche, di una notevole resistenza e, soprattutto, dello scudo all'adamantio (una lega fittizia capace di deviare la maggior parte dei proiettili) su cui è impressa la bandiera statunitense. A lato il primo numero della sua storia, che suscitò grande scalpore per il pungo assestato ad Hitler in persona: questo perché, all'epoca dell'uscita dell'album (primi mesi del 1941), l'America non era ancora scesa in campo, e il dibattito tra interventisti e pacifisti infiammava i banchi del Senato, nonché l'opinione pubblica.


TRECENTO





Una delle più epiche e disperate difese che la Storia conosca: lo storico Erodoto tramanda che l'imperatore persiano Serse, ansioso di vendicare la sconfitta subita dal padre Dario a Maratona appena dieci anni prima, raccolse un esercito di trecentomila uomini, provenienti da ogni provincia dello sterminato impero mediorientale. Quest'armata estremamente eterogenea tentò di riversarsi in Grecia per sottometterla nell'agosto del 480 a.C., ma incontrò la strenua opposizione di un manipolo di opliti, agli ordini di uno dei due re spartani dell'epoca, l'ormai celebre Leonida; si parla di tre, forse quattromila greci, tutti volontari, che malgrado l'inferiorità numerica tennero testa ai "barbari" per tre giorni, fino a quando un tradimento tra le loro stesse fila, ad opera di Efialte, li consegnò nelle mani di Serse, che provvide a trucidare tutti coloro che rifiutarono un'ingloriosa ritirata, Leonida compreso. Il loro sacrificio non si rivelò tuttavia vano, in quanto diede tempo agli Ateniesi di riparare nella vicina isola di Salamina, da cui sarebbe partita la riscossa greca, prima grazie alla vittoria navale del generale Temistocle, e infine con la definitiva sconfitta dei Persiani nella piana di Maratona, dove si assistette ad un'inedita alleanza tra Atene e Sparta. Il fumetto, da cui è stato tratto un colossal carico di effetti speciali, commette qualche anacronismo storico (il contigente persiano viene descritto nell'ordine del milione di elementi, cui si aggiungono rinoceronti da guerra, elefanti e perfino alcuni mostri al limite della Mitologia; nessuna fonte cita un Efialte deforme, strappato al macabro rito della rupe presso cui si eliminavano i neonati ritenuti inadatti alla guerra; Leonida poteva contare anche su qualche rinforzo inviato dalle poleis greche vicine, non soltanto sulla sua guardia personale di trecento uomo, per quanto quest'ultima rappresentasse l'élite combattente), ma riesce a catturare con estremo coinvolgimento l'atmosfera che si doveva vivere nell'angusto passo delle Termopili, "dove il loro (sottinteso: dei Persiani) numero non potrà nulla". 





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