martedì 14 maggio 2013

Non c'è filo senza spine

"L'aria si fa densa di fumo e di nebbia. L'odor della polvere è acre al palato. I colpi scrosciano, fanno traballare il carro, l'eco prolunga ogni detonazione, tutto ondeggia. In realtà non si va in trincea, non si ha altro da fare che stendere reticolati; [..] Ficchiamo in terra, a distanze regolari, i paletti di ferro: due uomini tengono il rotolo, gli altri svolgono il filo spinato. E' l'orribile filo dai lunghi e fitti spini. Ho perduto l'abitudine di svolgerlo, e mi faccio un largo taglio alla mano."-
Niente di nuovo sul Fronte Occidentale



Risale al 1874 la deposizione del brevetto, ad opera di Joseph Glidden, di un sistema costituito da due fili di ferro attorcigliati e disseminati di spine metalliche; si narra che l'inventore americano si fosse servito di un macinacaffè per conferire al filo spinato la sua forma acuminata. Quello che è certo è che il suo impiego si rese frequente all'interno dei ranch dell'Ovest americano tanto per determinare i confini della proprietà, quanto per tenere lontane le mandrie dalle preziose coltivazioni strappate a fatica al clima arido della regione. Tuttavia, tale accorgimento finì più o meno involontariamente per ostacolare le rotte migratorie dei bisonti, a tutto svantaggio delle popolazioni indigene, la cui sopravvivenza si basava in massima parte sulla caccia di questo animale.

 


In ambito militare, alcune primitive forme di reticolato avevano già fatto la loro comparsa qualche decennio prima, in piena Guerra di Secessione, ma il suo uso si fece letteralmente smodato nel corso della Prima Guerra Mondiale, quando dominava il paesaggio delle trincee e della Terra di Nessuno, fornendo protezione e mietendo vittime su vittime durante i disperati assalti alla baionetta. In risposta, nell'equipaggiamento di ogni soldato non mancava praticamente mai un paio di cesoie atte a divellere il filo spinato, per favorire l'avanzata dei compagni o anche per liberare qualche ferito che vi rimaneva inevitabilmente intrappolato. Ne parla il celebre documentarista Alberto Angela, all'interno di uno speciale del programma Ulisse dedicato appunto alla Grande Guerra, presentando inoltre agli spettatori alcuni strumenti originali, in questo video:







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