lunedì 6 maggio 2013

AL FUOCO!!!

L’idea di lanciare sull’avversario proiettili incendiari o, piu’ semplicemente, materiale combustibile in fiamme, risale al quinto secolo avanti Cristo. All’epoca tubi e contenitori di varie fogge, riempiti di carbone o zolfo, venivano comunemente catapultati addosso ai nemici. Anche nelle battaglie navali, si adotto’ molto presto un analogo impiego di terracotte, riempite di petrolio e altre sostanze combustibili.
Ancora una volta la Germania Guglielmina fu la prima a sperimentare e sviluppare versioni piu’ attuali di questo strumento d’offesa: lo scienziato Richard Fielder, agli inizi del ‘900, creo’ due modelli, di differente compattezza, coniando ufficialmente il termine “Flammenwerfer”. Il tipo piu’ piccolo, il “Kleinflammenwerfer”, richiedeva un solo uomo per essere utilizzato, vomitando lingue di fuoco fino a 18 metri di distanza, alimentate da aria, biossido di carbonio e azoto compressi. Il "Grossflammenwerfer" necessitava invece di piu’ di un operatore, ma raddoppiava la gittata di fuoco del modello precedente. Proprio quest’ultima caratteristica, apparentemente vincente in teoria, si rivelo’ il principale tallone d’achille di un arma troppo dispendiosa da alimentare ed impiegare regolarmente.




Nel 1911 l’esercito tedesco creo’ tre battaglioni lanciafiamme, inquadrandoli regolarmente nel proprio esercito. Il primo impiego bellico ufficiale di questa devastante arma avvenne nell’ottobre 1914, nel settore sud-orientale del Fronte Franco-Tedesco. Ma il vero primo risultato concreto la Germania lo registro’ contro la British Expeditionary Force, nella localita’ di Hooge, nelle Fiandre. Alle 3 del mattino del 30 luglio 1915, i lanciafiamme tedeschi inondarono di “fuoco liquido” le prime linee inglesi, terrorizzandone i difensori. Dopo due giorni di scontri cruenti, i "Tommies" riuscirono a contrattaccare con successo: ma i lanciafiamme avevano già mietuto il primo migliaio di vittime, tragicamente straziate dal fuoco assassino.
Dal quel momento in poi l’esercito tedesco cercò spesso di adottare attacchi di preparazione, utilizzando i lanciafiamme per terrorizzare e sgombrare le prime linee avversarie, ai quali far seguire le classiche ondate di fanteria. Ben presto tuttavia ci si rese conto dell’estrema pericolosità e vulnerabilità di quest’arma, che poteva facilmente sfuggire al controllo, nonchè esplodere improvvisamente, anche grazie ad un colpo di fucile nemico ben assestato.
Chi manovrava un Flammenwerfer sul campo poteva facilmente trasformarsi in una devastante bomba umana. Inoltre, se il soldato munito di lanciafiamme veniva colpito, poteva facilmente dirigere per errore le lingue di fiamme sui propri compagni, mettendone a repentaglio non solo la vita, ma la stessa predisposizione in attacco.
Non a caso, i soldati con lanciafiamme avevano vita particolarmente breve: una volta fatte balenare le prima fiamme, diventavano facile e ricercato bersaglio del fuoco nemico. Un’arma scomoda dunque, e molto pericolosa, dal potere psicologico comunque devastante.




Gli inglesi non furono certo da meno in analoghe sperimentazioni. Durante la preparazione dell’offensiva sulla Somme, nel 1916, vennero prodotti 4 giganteschi lanciafiamme, del peso di circa due tonnellate cadauno, da inserire nelle fortificazioni statiche di prima linea, distanti non piu’ di 80-100 metri dal nemico. Prima ancora dell’attacco, l’artiglieria tedesca ne aveva gia’ messi due fuori combattimento, mentre i rimanenti non riuscirono a procurare concreti vantaggi offensivi, da confermarne ulteriore impiego – l’idea del lanciafiamme statico da trincea fun dunque abbandonata.
Anche la Francia provo’ questa nuova arma, realizzando un modello portatile decisamente superiore a quello tedesco. Si trattava del lanciafiamme Schilt, che venne impiegato nella “terra di nessuno” tra il 1917 e il 1918. In seguito, la stessa Germania Guglielmina copio' le migliorie strutturali introdotte dai francesi, implementadole nel nuovo lanciafiamme Wex, dotato, tra le altre cose, di un comodo interruttore d’accensione automatica.
L’Italia adotto’ analoghi tipi di lanciafiamme portatili e da trincea. Mentre i primi furono distribuiti prevalentemente alle truppe scelte d’attacco (gli Arditi), quelli statici (modello Herzent- Thirion) vennero impiegati in cavernette blindate con esclusivi scopi difensivi. Ogni compagnia lanciafiamme era composta da 4 sezioni divise tra due apparecchi pesanti da postazione e due apparecchi leggeri. La sezione metteva in linea 6 posti di combattimento dotati di due apparecchi. Una compagnia così formata era in grado di sviluppare in combattimento una linea di fuoco di 48 lanciafiamme per un fronte di oltre 1 chilometro.
Parlando in cifre, risulta che i tedeschi, durante la Grande Guerra, lanciarono piu’ di 650 attacchi supportati dai lanciafiamme, mentre non esistono dati ufficiale ne’ per gli inglesi né per i francesi.
Sul finire della guerra si penso’ di munire di lanciafiamme gli stessi carriarmati, che continuarono poi ad impiegarli, come parte del loro armamento, anche nel successivo conflitto mondiale. I lanciafiamme portatili tornarono in auge nel corso della Guerra del Vietnam, nell'ambito dei combattimenti tra le foreste del paese: risultavano utili per stanare il nemico asserragliato nelle trincee improvvisate nel mezzo della boscaglia, oppure per ripulire i tunnel che correvano nel sottosuolo. Una ricostruzione del loro effetto devastante sul campo di battaglia è offerta da questa sequenza del videogioco Battlefield 2, ambientato appunto nell'Indocina degli anni '60:



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