24 maggio 1915: forte dei trattati di Londra, stipulati appena un mese prima con le potenze dell'Intesa, il Regio Esercito Sabaudo varca il Piave per attestarsi sul fronte del Carso contro l'Impero Austroungarico, formalmente alleato ma "tradito" a causa degli interessi in comune in Trentino e a Trieste. Due anni e mezzo più tardi, un'offensiva lampo pianificata da Vienna nella zona di Caporetto costringe gli Italiani ad una disastrosa ritirata, che vede il fronte ritirarsi in un primo momento sul Tagliamento e infine sullo stesso Piave, da cui però scaturirà il contrattacco dell'ultimo anno di guerra, con conseguente resa dell'Austria.
Gli eventi descritti costituiscono lo sfondo di una celebre canzone patriottica, dal titolo "La leggenda del Piave", meglio conosciuta come la canzone del Piave. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete
Giovanni Gaeta (noto più che altro con lo pseudonimo di E.A. Mario), il quale rinunciò ai
diritti d'autore sulla canzone. I fatti storici
che ispirarono l'autore risalgono in massima parte al giugno del 1918, quando l’Austria-Ungheria
decise di sferrare un possente attacco sul fronte del Piave al fine di piegare
definitivamente l'esercito italiano, già reduce dalla sconfitta di Caporetto.
La Landwehr, ovvero l'armata imperiale austriaca, si proiettò pertanto verso località venete, ma fu costretta ad arrestarsi a causa della piena del fiume.
Ebbe così inizio la resistenza delle Forze armate del Regno d'Italia che
costrinsero gli Austro-ungarici a ripiegare.Tra il 2 e il 6 luglio del 1918, la
3a Armata del Regio Esercito Italiano occupò le zone tra il Piave
vecchio ed il Piave nuovo. Durante lo svolgersi della battaglia, denominata battaglia
del Solstizio, perirono 84.600 militari italiani e 149.000 militari
austro-ungarici. In occasione dell'offensiva finale italiana (Battaglia di
Vittorio Veneto), avvenuta nell'ottobre del 1918, il fronte del Piave fu
nuovamente teatro di scontri tra l'Austria-Ungheria e l'Italia, che si impose definitivamente sul nemico inseguendolo poi fino alle porte di Vienna.
LA LEGGENDA DEL PIAVE
(La canzone del Piave)
« Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!"
Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
poiché il nemico irruppe a Caporetto.
Profughi ovunque dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio de l'onde.
Come un singhiozzo in quell'autunno nero
il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!"
E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!
"No", disse il Piave, "no", dissero i fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde
e come i fanti combattevan l'onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: "Indietro va', o straniero!"
Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse alfin l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi, libere le sponde,
e tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suolo vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri! »
La leggenda del Piave fu
composta nel giugno 1918 subito dopo la battaglia del Solstizio, e ben presto
venne trasmessa ai soldati dal cantante Enrico Demma .L'inno contribuì a infondere nuovamente morale nelle truppe italiane, al punto che il generale Armando Diaz inviò
un telegramma all'autore sostenendo che: «La vostra leggenda
del Piave al fronte è più di un generale!». Venne successivamente pubblicata da
Giovanni Gaeta con lo pseudonimo di E. A. Mario solo alla fine del 1918, a
ostilità ormai concluse.
Le quattro strofe constano di altrettanti specifici
argomenti:
- La marcia dei soldati verso il fronte
- La ritirata di Caporetto
- La difesa del fronte sulle sponde del Piave
- L'attacco finale e la conseguente vittoria
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